Il nome di Amendolara si rintraccia nella sua antica produzione di mandorle. Amendolara, infatti, trae origine dalla parola latina amygdalaria, mandorli. L’archeologia (qui c’è il museo dedicato all’archeologo Vincenzo Laviola) ci parla di tracce dell’uomo sia nel periodo neolitico che in quello protostorico con gli enotri che si insediarono lì dove oggi è il Rione Vecchio. Proprio alla fondazione di Sibari in tanti se ne andarono da Rione Vecchio verso la piana di San Nicola e qui sorge l’antenata di Amendolara chiamata Lagaria.
Amendolara è legata anche alla leggenda greca. Si narra che Epeo, il costruttore del Cavallo di Troia, giunse su questa costa durante una tempesta. Impaurito dall’idea di morire, invocò la dea Atena alla quale promise, se lo avesse salvato, di costruire un villaggio. Così fu e costruì Lagaria. Sempre per restare nella leggenda, a 12 miglia da Amendolara Marina (a 20 metri di profondità), esiste una secca molto estesa. È qui sotto che, alcuni storici geografici, pensano ci possa essere il Monte Sardo che, per l’epica, era l’isola di Ogigia, il luogo dove Calipso detenne Ulisse secondo il racconto dell’Odissea.
Tanti i signori che vissero nella roccaforte longobarda che fa da Castello. Oltre a quello, ad Amendolara si possono visitare la Torre Spaccata, i monumenti ai Caduti della prima guerra mondiale, a Domenico Sola e a Girolamo Grisolia. Tanti i palazzi signorili e le chiese da vedere. Il culmine della festa si ha con il “Palio degli asinelli” che si tiene durante la festa di Sant’Antonio Abate e molto caratteristica è l’asta della fiera dell’incanto.