Itinerario Viaggio nella Storia

“LA FELICITÀ È UN PERCORSO, NON UNA DESTINAZIONE”

In questa frase attribuita a Madre Teresa di Calcutta c’è tutta l’essenza di un’esistenza, ma è possibile mutuarla per un viaggio, una vacanza esperienziale di scoperta e di conoscenza.

Un viaggio nella storia da Matera a Sibari e nella Costa dei Tre Miti. Italo Ulisse e Federico.

Un itinerario che ci porterà a spasso nel tempo dalla Preistoria, alla Magna Grecia, al Medioevo, fino ai giorni nostri. Tra borghi, grotte rupestri e siti archeologici, tra santuari, castelli e torri, tra mare e montagne, tra religioni e culture. Per fare una vacanza leggendaria.

La partenza è a Matera, poi si prosegue per Metaponto e quindi si attraversano i centri storici dei 19 comuni della Costa dei Tre Miti. Italo Ulisse Federico. Da Rocca Imperiale a Corigliano Rossano passando per Albidona, Alessandria del Carretto, Amendolara, Canna, Cassano all’Ionio, Castroregio, Civita, Cerchiara di Calabria, Francavilla Marittima, Montegiordano, Nocara, Oriolo, Plataci, Rocca Imperiale, Roseto Capo Spulico, San Lorenzo Bellizzi, Trebisacce e Villapiana. Un itinerario percorribile in modo modulare. 

L’itinerario, dopo la partenza da Matera, è strutturato su di un asse principale, lungo la costa ionica, che diventa virtualmente una fantasiosa macchina del tempo e si snoda attraverso:

  • I siti archeologici tra i quali:
    • Le Tavole Palatine a Metaponto (Bernalda)
    • Il Museo Archeologico di Amendolara
    • Il Parco Archeologico di Broglio nel comune di Trebisacce
    • I siti archeologici di Timpone della Motta e di Macchiabate nel comune di Francavilla Marittima
    • Il Parco Archeologico di Sibari ed il Museo Archeologico della Sibaritide (Sibari – Cassano all’Ionio)
  • I miti Italo Ulisse e Federico:
    • Enotri
    • Secca di Amendolara
    • Castelli Federiciani
  • La presenza storica interculturale e interreligiosa:
    • Enotri, Ellenici, Arbëreshë, presenza ebraica, presenza bizantina, rito greco bizantino, ecc.
  • I beni UNESCO (Matera e Codex Purpureus Rossanensis).

 

Le tappe dell’itinerario.

MATERA

La città antica di Matera (Patrimonio dell’UNESCO) vista dal Belvedere Luigi Guerricchio detto dei “Tre Archi” si erge maestosa. I sassi, le chiese, le pietre, i vicoli illuminati dal sole del mattino creano inaspettati giochi di luce. L’atmosfera è resa ancora più surreale e affascinante dal rumore di una piccola camionetta adibita al trasporto dei turisti che arranca in lontananza sulla strada e si perde all’orizzonte quasi a volerci traghettare nel tempo più antico. Gli insediamenti umani a Matera risalgono a 10.000 anni fa. Se si vuole fare un viaggio nella storia non si può che partire da qui.

Gli itinerari che vi consigliamo per visitare Matera sono:

  • Il Piano e il sasso Barisano (fonte www.materawelcome.it)
    • Partendo dal Santuario di San Francesco da Paola, in via XX Settembre, realizzato in uno stile tardo barocco, si arriva in Piazza Vittorio Veneto per ammirare i conventi di Santa Lucia alla Fontana, dell’Annunziata e di San Domenico, la chiesetta dei Cavalieri di Malta e si potranno visitare, negli ambienti ipogei della piazza, il Palombaro lungo, la chiesa rupestre del Santo Spirito, il fondaco di mezzo e una torre aragonese, che difendeva le mura di cinta della città. Da qui si può scendere nel Sasso Barisano, il Convento degli Agostiniani e la Casa Cava, un teatro esclusivo, ricavato all’interno di un enorme cava di pietra. Poi si ritorna in Piano per ammirare la chiesetta di San Biagio e visitare la chiesa romanica di San Giovanni Battista nell’omonima piazza.
  • Il Piano e la Civita (fonte www.materawelcome.it)
    • Partendo dal castello aragonese del conte Tramontano, si raggiunge piazza Pascoli per visitare Palazzo Lanfranchi, sede del Museo nazionale d’arte medievale e moderna e il Museo archeologico nazionale, allestito nel convento delle Clarisse. Proseguendo poi con la visita della chiesa del Purgatorio, di Sant’Eligio e della chiesa di San Francesco d’Assisi, nell’omonima piazza. Attraverso piazza del Sedile e via Duomo, si raggiunge la Civita, dove sono il Castelvecchio longobardo, i palazzi dei nobili della città, la cattedrale e il palazzo arcivescovile. In via Riscatto si possono visitare la chiesa di San Giuseppe e la cripta del monastero benedettino di Sant’Eustachio.

Per quanto riguarda l’accessibilità di soggetti con disabilità fisica e in carrozzina si fa presente che:

  • il percorso non è sempre in piano;
  • sono presenti dei saliscendi;
  • la pavimentazione non è omogenea e presenta a volte delle asperità di varia tipologia;
  • gli accessi ai palazzi, alle chiese e ai musei presentano dei gradini;
  • si consiglia di avere un accompagnatore al seguito.

 TAVOLE PALATINE, METAPONTO (BERNALDA)

Da Matera giunti sul litorale ionico a Metaponto, nel comune di Bernalda (MT), la macchina del tempo ci trasporta nel VI secolo a.C. nel sito archeologico delle Tavole Palatine, dove si possono ammirare i resti di un tempio dorico dedicato alla divinità greca Hera, composto da 15 colonne con scanalature e capitelli di ordine dorico: 10 colonne sul lato settentrionale e 5 colonne sul lato meridionale.

Le Tavole Palatine, immerse nella campagna ionica lucana, sono un vero e proprio colpo di scena. Lasciata la macchina nel parcheggio non si intravede nulla, si cammina tra alberi di ulivo lungo una strada sterrata per qualche centinaio di metri e di colpo appare questo splendido colonnato. Un attimo e ci si ritrova in un’altra epoca quella in cui Metaponto era una polis della Magna Grecia.

Per quanto riguarda l’accessibilità di soggetti con disabilità fisica e in carrozzina si fa presente che

  • il percorso non è sempre in piano;
  • sono presenti dei saliscendi;
  • la pavimentazione non è omogenea e presenta a volte delle asperità di varia tipologia;
  • si consiglia di avere un accompagnatore al seguito.

ROCCA IMPERIALE COSTA DEI TRE MITI. ITALO ULISSE E FEDERICO (PROVINCIA DI COSENZA)

Ripresa la 106 Ionica direzione sud in pochi km si arriva in Calabria, nella Costa dei Tre Miti. Italo Ulisse e Federico (Alto Jonio Cosentino) nel comune di Rocca Imperiale, meta balneare della costa ionica cosentina, nonché borgo tra i più belli d’Italia. Qui la macchina del tempo ci trasporta nel 1200 circa alla corte di Federico II di Svevia il quale, tra il 1220 ed il 1225, fece costruire il castello che oggi sovrasta l’intero abitato.

Arrivando in questo luogo non si può che essere estasiati dalla bellezza del borgo di Rocca Imperiale che si staglia all’orizzonte con le case abbarbicate sulla collina, disegnando una piramide che discende a valle con al vertice il Castello Svevo.

Il castello presenta una pianta di forma quadrangolare, costituita da un mastio poligonale con quattro torri. Il mastio è circondato da un muro di cinta, dotato di parapetto, che limita un fossato largo e profondo circa otto metri. Varcato l’ingresso in cima allo scalone ornato di coppie di semicolonne con preziosi capitelli di ispirazione araba troviamo il locale cucina. Da qui si accede alla cortina merlata della torre di sud-est e ai piani superiori dove si possono ammirare tracce di affreschi. Continuando si giunge nella Piazza d’armi per ammirare la suggestiva merlatura aragonese, dopo averla attraversata s’incontra la torre polveriera e poi la torre amigdaloide. Sono visibili anche le scuderie con una caratteristica pavimentazione a ciottoli e da qui è possibile accedere al piano superiore. Attraversata una piccola corte interna si arriva, infine, al terrazzo panoramico da cui si può godere di un’incantevole vista sul golfo di Taranto. La visita al castello consente al visitatore di ripercorrere ben sei secoli di storia.

Rocca Imperiale è famosa anche per la produzione del limone di Rocca Imperiale IGP e per essere il paese della poesia, infatti da molti anni è sede di un concorso internazionale di poesia inedita “Il Federiciano”.

A Rocca Imperiale si segnalano i seguenti altri beni culturali:

  • il Santuario Madonna della Nova;
  • il Monastero dei Frati Osservanti con al suo interno un interessante complesso museale;
  • la Chiesa Madre di Santa Maria in Cielo Assunta;
  • la Cappella della Madonna del Carmine;
  • la Cappella di San Giovanni;
  • la Chiesa del Rosario;
  • la Porta di Mezzo;
  • la Torre aragonese;
  • la Torre di Guardia.

Per quanto riguarda l’accessibilità di soggetti con disabilità fisica e in carrozzina si fa presente che:

  • il percorso non è sempre in piano;
  • sono presenti dei saliscendi;
  • la pavimentazione non è omogenea e presenta a volte delle asperità di varia tipologia;
  • gli accessi ai palazzi, alle chiese e ai musei presentano dei gradini;
  • si consiglia di avere un accompagnatore al seguito.

Da Rocca Imperiale ci inoltriamo verso l’interno per percorrere un percorso ad anello che, dopo aver visitato i centri storici di Canna, Nocara e Montegiordano, ci porterà a riprendere il viaggio sempre lungo la dorsale ionica.

CANNA – COSTA DEI TRE MITI. ITALO ULISSE E FEDERICO (PROVINCIA DI COSENZA)

La storia di Canna è legata a quella di Nocara. C’era, infatti, nel Quattrocento un gruppo di case che sorgeva distanziato dal gruppo abitativo di Nocara. Qui si sviluppò il paese che conosciamo oggi come feudo della famiglia Sanseverino, poi dei conti di Lauria per finire alla famiglia Loffredo. Le famiglie signorili di Nocara vissero a Canna fino al 1788 quando, durante la reggenza dei Melazzi, il paese ottenne l’autonomia amministrativa.

Come in tutto l’Alto Jonio Cosentino, anche per Canna esiste una leggenda legata ai miti greci in merito alla fondazione. La leggenda vuole che Polifemo, arrabbiato con Ulisse e i suoi per averlo reso cieco, staccò un pezzo di Nocara e lo gettò addosso agli epici fuggiaschi. Non riuscì ad annientarli e tutto ciò che finì sul nuovo terreno diventò la comunità di Canna.

I turisti che giungono a Canna possono visitare la chiesa Madre dove troveranno la statua di San Rocco che viene portata in processione a Ferragosto.

Canna è un borgo di origine medioevale, il segno che lo contraddistingue è la cultura rurale che si rappresenta nei mulini e nell’antica tradizione della lavorazione del grano che ogni anno, in occasione della Festa della Madonna del Soccorso, viene benedetto in quanto simbolo di vita e di ricchezza.

A Canna si segnalano i seguenti altri beni culturali:

  • la Chiesa di Santa Maria del Soccorso;
  • la Chiesa dell’Immacolata Concezione;
  • il Palazzo Bruni;
  • il Palazzo Favoino;
  • il Palazzo Toscani;
  • il Palazzo Pitrelli;
  • il Palazzo Jelpo che presenta al suo interno l’omonimo mulino.

Per quanto riguarda l’accessibilità di soggetti con disabilità fisica e in carrozzina si fa presente che:

  • il percorso non è sempre in piano;
  • sono presenti dei saliscendi;
  • la pavimentazione non è omogenea e presenta a volte delle asperità di varia tipologia;
  • gli accessi ai palazzi, alle chiese e ai musei presentano dei gradini;
  • si consiglia di avere un accompagnatore al seguito.

NOCARA – COSTA DEI TRE MITI. ITALO ULISSE E FEDERICO (PROVINCIA DI COSENZA)

Varie sono le leggende legate a Nocara, c’è chi ritiene che sul Piano della Noce potrebbe trovarsi la grotta in cui ciclope Polifemo tenne prigioniero Ulisse e i suoi compagni, c’è chi rivendica la discendenza da Epeo e quindi localizza nell’attuale Nocara la mitica città di Lagaria fondata appunto dall’eroe acheo di ritorno dalla guerra di Troia.

Il piccolo centro, inerpicato a 860 metri di altitudine, ha comunque una storia antichissima: dalle origini riconducibili all’Età del Bronzo come si evince dai resti in località Serrone arrivando poi all’Età del Ferro, fino a giungere in età ellenica come testimoniano i resti di un insediamento in località Serra Maiori.

Da visitare il Convento di Santa Maria degli Antropici, bellissima struttura poco distante dal paese, immersa in un bosco di lecci secolari. Costruito in diverse fasi ha assunto l’aspetto attuale nel XVII secolo presenta quattro bracci sviluppati, in due piani, attorno ad un cortile rettangolare. La Madonna col Bambino, alloggiata al centro dell’altare maggiore della cappella, è denominata Madonna degli Antropici ed è la più venerata dai fedeli.

A Nocara si segnalano i seguenti altri beni culturali:

  • la Chiesa Madre di San Nicola di Bari;
  • la Cappella di San Rocco;
  • la Cappella di San Francesco di Paola;
  • il Museo Epeo;
  • i resti di un castello che risale molto probabilmente all’anno mille dove si scorgono due torri che facevano parte della cinta difensiva del paese, parti della roccaforte e della porta;
  • il sito archeologico di Presinace in località Serra Maiori.

Per quanto riguarda l’accessibilità di soggetti con disabilità fisica e in carrozzina si fa presente che:

  • il percorso non è sempre in piano;
  • sono presenti dei saliscendi;
  • la pavimentazione non è omogenea e presenta a volte delle asperità di varia tipologia;
  • gli accessi ai palazzi, alle chiese e ai musei presentano dei gradini;
  • si consiglia di avere un accompagnatore al seguito.

MONTEGIORDANO – COSTA DEI TRE MITI. ITALO ULISSE E FEDERICO (PROVINCIA DI COSENZA)

Meta balneare della costa ionica cosentina, Il borgo antico è posto a 619 metri di altitudine (è raggiungibile anche direttamente dalla Frazione Marina senza dover passare da Canna e Nocara). Incastonato nelle colline che discendono verso il mare Jonio, rappresenta per il turista una grande scoperta. Il piccolo borgo è una grande mostra pittorica a cielo aperto. Molte delle case sono ricoperte da variopinti Murales che raccontano di arte, di poesia, di artigianato, di tradizione e letteratura.

La nascita di Montegiordano risale al 1645 per volere di Alessandro Pignone del Carretto, principe di Alessandria e marchese di Oriolo. Quest’area, tuttavia, era stata già interessata da precedenti insediamenti. Sul Piano delle Rose, infatti, esisteva un borgo feudale compreso nel Feudo di Oriolo proprietà dei Sanseverino dal 1440 al 1452.

Andando ancora più indietro nel tempo, le ricerche archeologiche hanno portato alla luce in località Menzinara un’antica fattoria lucana la cui presenza è stata datata tra gli ultimi decenni del IV secolo a.C. e i primi decenni del III secolo a.C.

Nel centro storico, affacciato sul mar Jonio, sono presenti alcuni palazzi storici (Casa Formichella, Casa Manera, ex Casa Blefari) e tra gli edifici dedicati al culto la chiesa Matrice di Sant’Antonio da Padova, la chiesa dell’Immacolata Concezione.

Si segnalano i seguenti altri beni culturali a Montegiordano:

  • la Cappella di S.Rocco;
  • la Cappella della Madonna del Carmine;
  • il Palazzo Solano che risale all’epoca della fondazione del borgo;
  • il Castello, di proprietà privata, che sorge in località Piano delle Rose;
  • i resti di un’antica gràngia e una cappella dedicata a S. Michele Arcangelo in località Caprara.

Per quanto riguarda l’accessibilità di soggetti con disabilità fisica e in carrozzina si fa presente che:

  • il percorso non è sempre in piano;
  • sono presenti dei saliscendi;
  • la pavimentazione non è omogenea e presenta a volte delle asperità di varia tipologia;
  • gli accessi ai palazzi, alle chiese e ai musei presentano dei gradini;
  • si consiglia di avere un accompagnatore al seguito.

ROSETO CAPO SPULICO – COSTA DEI TRE MITI. ITALO ULISSE E FEDERICO (PROVINCIA DI COSENZA)

Ritornati sulla 106 Ionica si giunge a Roseto Capo Spulico meta balneare della costa ionica (il comune fa parte della rete dei Borghi Autentici). Qui il benvenuto viene offerto da uno dei simboli turistici della Calabria, la sua immagine è famosa in tutto il mondo, certamente tra i beni culturali più fotografati: il suggestivo Castrum Petrae Roseti. Un castello fortificato, costruito a difesa della costa, in epoca Normanna. Il maniero fu poi ampliato da Federico II di Svevia nel 1200 e rimaneggiato in epoca angioina. Si erge a picco sul mare e si presenta a forma trapezoidale con tre torri, una merlata e più alta rispetto alle altre. Al suo interno troviamo ampi saloni di rappresentanza e all’esterno cisterne e zone adibite alla cura e all’alloggio dei cavalli. Sotto il castello troviamo l’Antico Granaio struttura di proprietà comunale, recentemente ristrutturata, oggi utilizzata per convegni, mostre ed eventi. Il castello, invece, è di proprietà privata ed è adibito a struttura ricettiva.

Roseto, città satellite della grande Sibari e poi sotto la dominazione romana, emerse solo in epoca bizantina, ma ancor di più in epoca normanna quando si trovò ad essere cerniera tra i due regni di Ruggero d’Altavilla e di Roberto il Guiscardo. Fu proprio quest’ultimo che fece costruire, nel 1085, il Castrum Roseti intorno al quale si sviluppa il centro storico. Rimaneggiato più volte nei secoli, è oggi sede del Palazzo Comunale ed ospita al suo interno il Museo Etnografico della Civiltà Contadina in cui sono esposti oltre duemila oggetti. Nel centro storico si possono visitare: la Chiesa di Santa Maria della Consolazione, la Chiesa Madre di San Nicola di Mira e tracce del sistema difensivo eretto dai Normanni, testimoniato dalla Porta della Terra e dal Pertugio del Pizzo.

A Roseto Capo Spulico si segnalano i seguenti altri beni culturali:

  • la Fontana di San Vitale;
  • il Palazzo Mazzario;
  • la Chiesa di Sant’Antonio da Padova;
  • la Cappella dell’Immacolata.

Per quanto riguarda l’accessibilità di soggetti con disabilità fisica e in carrozzina si fa presente che:

  • il percorso non è sempre in piano;
  • sono presenti dei saliscendi;
  • la pavimentazione non è omogenea e presenta a volte delle asperità di varia tipologia;
  • gli accessi ai palazzi, alle chiese e ai musei presentano dei gradini;
  • si consiglia di avere un accompagnatore al seguito.

Ripresa la SS106, lasciato il comune di Roseto Capo Spulico, si risale verso l’interno in direzione Oriolo dove la macchina del tempo riserva altre sorprese.

ORIOLO – COSTA DEI TRE MITI. ITALO ULISSE E FEDERICO (PROVINCIA DI COSENZA)

Il borgo medievale di Oriolo, tra i più belli d’Italia, è adagiato su uno sperone a circa 500 m s.l.m. Il colpo d’occhio, che si osserva giungendo alle porte del paese, è veramente notevole e vale certamente una visita. L’abitato fortificato, che possiamo vedere ancora oggi, fu costruito per difendersi dalle invasioni saracene vi si rifugiarono molte popolazioni per sfuggire ai saccheggi ed alla violenza di Ibrahim Ibn Ahmed durante la sua conquista sanguinosa della Calabria.

Il castello-fortezza, insieme alla chiesa di San Giorgio Martire, è indubbiamente il luogo che più caratterizza Oriolo. La grande torre a pianta quadrata è ciò che si conserva della sua struttura originaria, alcuni studiosi ritengono possa ascriversi al periodo bizantino invece, le torri cilindriche risalgono ad un’epoca successiva.

Le basi della costruzione del castello vennero gettate, probabilmente, in epoca romana, rimodellate dai bizantini ed ampliate, intorno all’anno Mille, da Roberto il Guiscardo. Il castello in seguito fu feudo dei Sanseverino fino al 1497 quando successe Ferdinando d’Aragona e passò di proprietà ai marchesi Pignone del Carretto nel XVII secolo che vi eseguirono importanti lavori di restauro e consolidamento.

Il castello presenta un piano militare con la Sala d’Arme caratterizzata da una volta a botte seicentesca in mattoni ed un piano di rappresentanza con la sala dei banchetti, la stanza delle udienze, il salone delle bandiere e la torre trionfo di Apollo.

È possibile poi visitare la Chiesa di San Giorgio Martire, adiacente al Castello, catalogata tra i monumenti nazionali dal Ministero dei Beni Culturali. Al suo interno viene custodita la statua della “Madonna col Bambino” pregevole statua del Gaggini risalente al 1581.

A Oriolo si segnalano i seguenti altri beni culturali:

  • il Palazzo Giannettasio sede del Museo della Civiltà Contadina;
  • il Palazzo Toscano;
  • la Porta San Giacomo;
  • la Galleria Porta San Giacomo;
  • la Casa delle Arti e delle Idee.

Per quanto riguarda l’accessibilità di soggetti con disabilità fisica e in carrozzina si fa presente che:

  • il percorso non è sempre in piano;
  • sono presenti dei saliscendi;
  • la pavimentazione non è omogenea e presenta a volte delle asperità di varia tipologia;
  • gli accessi ai palazzi, alle chiese e ai musei presentano dei gradini;
  • si consiglia di avere un accompagnatore al seguito.

Dopo aver visitato Oriolo si ritorna verso il mare in direzione Amendolara.

AMENDOLARA- COSTA DEI TRE MITI. ITALO ULISSE E FEDERICO (PROVINCIA DI COSENZA)

Arrivati ad Amendolara, meta balneare della costa ionica, la macchina del tempo ci trasporta nell’antica Grecia per incontrare il mito di Ulisse nei pressi della Torre Spaccata.

La Torre Spaccata fu fatta edificare dal Principe Pignatelli nel 1517, per sorvegliare il mare dalle incursioni saracene. La struttura, che in origine si presentava in forma tronco-conica, fu abbandonata dopo la fine delle invasioni, parte di essa crollò e così prese il nome di “Torre Spaccata”. A 12 miglia da Amendolara Marina (a 20 metri di profondità dalla superficie del mare), esiste una secca molto estesa che, probabilmente, corrisponde ai resti di un isolotto denominato Monte Sardo, presente in alcune carte nautiche del XVII – XVIII secolo. La leggenda identifica questo sito con l’isola di Ogigia, il luogo dove Calipso tenne Ulisse prigioniero come si legge nelle pagine dell’Odissea.

Il nome di Amendolara si rintraccia nella sua antica produzione di mandorle. Infatti, trae origine dalla parola latina amygdalaria (mandorli). L’archeologia ci racconta di tracce dell’uomo sia nel periodo neolitico che in quello protostorico con gli Enotri che si insediarono lì dove oggi c’è il Rione Vecchio. Proprio alla fondazione di Sibari in tanti se ne andarono da questo sito diretti verso la piana di San Nicola dove sorge l’antenata di Amendolara, chiamata Lagaria.

Amendolara è legata anche alla leggenda greca. Infatti si narra che Epeo, il costruttore del Cavallo di Troia, giunse su questa costa durante una tempesta. Impaurito dall’idea di morire, invocò la dea Atena alla quale promise, se lo avesse salvato, di costruire un villaggio. Così fu e costruì Lagaria.

Nel centro storico troviamo altre tracce di storia come ad esempio il castello, presumibilmente di origine normanna, costruito tra l’VIII ed il IX secolo sui ruderi di una roccaforte longobarda, vari palazzi signorili e le chiese. Un’altra tappa importante è il Museo Archeologico Nazionale “V. Laviola” che raccoglie una serie di reperti appartenenti alle varie popolazioni che si sono succedute nella storia di Amendolara.

Ad Amendolara si segnalano i seguenti altri beni culturali:

  • la Chiesa di Santa Maria di origine bizantina;
  • la Chiesa Madre di Santa Margherita, risalente all’epoca romanica;
  • la Cappella di Santa Lucia costruita nel 1960 da un artista locale;
  • la Cappella di Sant’Antonio Abate costruita negli anni Trenta dopo il crollo della chiesa originaria, probabilmente bizantina;
  • le cappelle gentilizie di Sant’Anna e di San Rocco.

Per quanto riguarda l’accessibilità di soggetti con disabilità fisica e in carrozzina si fa presente che:

  • il percorso non è sempre in piano;
  • sono presenti dei saliscendi;
  • la pavimentazione non è omogenea e presenta a volte delle asperità di varia tipologia;
  • gli accessi ai palazzi, alle chiese e ai musei presentano dei gradini;
  • si consiglia di avere un accompagnatore al seguito.

Da Amendolara si può decidere di proseguire lungo la costa oppure spingersi all’interno per incontrare la prima comunità arbëreshë della Costa dei Tre Miti: Castroregio.

CASTROREGIO – COSTA DEI TRE MITI. ITALO ULISSE E FEDERICO (PROVINCIA DI COSENZA)

Kastërnexhi è il nome arbëreshë di Castroregio. Un paese dove la doppia identità e la doppia lingua sono diventate una caratteristica attrattiva oltre che un valore identitario molto forte.

Gli albanesi arrivarono qui nel Cinquecento e vi si insediarono lasciando tracce ancora visibili. Basti pensare al rito delle nozze, detto “martesia”, dove al passaggio degli sposi corrisponde uno sventolio di bandiere e l’annuncio dei “flamurari” (i portatori delle bandiere).

La chiesa madre è dedicata alla Madonna della Neve, al suo interno sono presenti un’iconostasi lignea di matrice veneto-cretese e tele del 1800 dipinte ad olio. La chiesa di San Rocco, situata nella parte bassa del centro storico, fu eretta dopo la peste del 1600 dai fedeli in devozione al santo. Presenta una facciata a capanna, fatta di pietra a vista, con una scalinata davanti al portone di accesso. Ha una torre campanaria vicino alla quale si erge una cuspide di stile greco colorata di rosso. All’interno ci sono le statue di San Rocco e di San Gaetano. Castroregio è una piccola comunità dove è possibile ritrovare le antiche tradizioni, qui si celebra la messa con il rito greco bizantino.

Spostandosi dal centro abitato di Castroregio si può raggiungere la frazione Farneta con la chiesa dedicata a San Nicola da Mira.

A Castroregio si segnalano i seguenti altri beni culturali:

  • la Cappella di Santa Maria ad Nives;
  • il Palazzo di Lazzaro-Camodeca;
  • il Palazzo D’Agostino;
  • il Palazzo Parisi.

Per quanto riguarda l’accessibilità di soggetti con disabilità fisica e in carrozzina si fa presente che:

  • il percorso non è sempre in piano;
  • sono presenti dei saliscendi;
  • la pavimentazione non è omogenea e presenta a volte delle asperità di varia tipologia;
  • gli accessi ai palazzi, alle chiese e ai musei presentano dei gradini;
  • si consiglia di avere un accompagnatore al seguito.

Da Castroregio ritorniamo sulla SS106 ionica in direzione Trebisacce.

TREBISACCE – COSTA DEI TRE MITI. ITALO ULISSE E FEDERICO (PROVINCIA DI COSENZA)

Affacciata sul mar Jonio c’è Trebisacce, meta balneare della costa ionica cosentina. Nel centro storico è possibile visitare la chiesa Madre di San Nicola di Mira eretta nell’anno 1040 in pieno periodo bizantino e poi oggetto di rifacimenti nei secoli successivi che hanno conferito l’aspetto attuale. I tratti bizantini si riconoscono solo nella cupola a forma di trullo e nel campanile a forma di torre cuspidata.

Nel centro storico troviamo anche la Porta dell’Annunziata, unica rimasta in piedi, che faceva parte del sistema difensivo risalente al XVI secolo così come il Bastione, parte della cinta muraria, dalla cui “terrazza” è possibile ammirare tutto il golfo di Corigliano.

A poca distanza dal centro abitato si può fare una visita al Parco Archeologico di Broglio, dove sono state riportate alla luce le tracce di un villaggio protostorico. La prima occupazione dell’insediamento di Broglio è datata alla metà Età del Bronzo (1700-1350 a.C.). Gli scavi archeologici hanno testimoniato poi i contatti con il mondo egeo e l’insediamento dovrebbe aver vissuto sino all’arrivo dei Greci intorno al 710 a.C. che imposero il loro predominio sulle popolazioni indigene.

Trebisacce è conosciuta anche per le sue arance, qui infatti si coltiva il “Biondo Tardivo” una varietà di arancia che si è adattata molto bene alle condizioni pedoclimatiche dell’alto Jonio e che presenta come particolarità una maturazione che va da aprile a giugno. Gli agrumi vengono coltivati in una zona detta “I Giardini” circa 65 ettari situati nella parte sud-ovest del territorio comunale.

A Trebisacce si segnalano i seguenti altri beni culturali:

  • la Cappella di Sant’Antonio;
  • la Cappella di San Giuseppe;
  • la Chiesa Madonna della Pietà;
  • il Museo dell’Arte Olearia e della Cultura Contadina “Ludovico Noia”.

Per quanto riguarda l’accessibilità di soggetti con disabilità fisica e in carrozzina si fa presente che:

  • il percorso non è sempre in piano;
  • sono presenti dei saliscendi;
  • la pavimentazione non è omogenea e presenta a volte delle asperità di varia tipologia;
  • gli accessi ai palazzi, alle chiese e ai musei presentano dei gradini;
  • si consiglia di avere un accompagnatore al seguito.

Da Trebisacce si può decidere di proseguire lungo la costa oppure spingersi all’interno, verso le pendici del Parco del Pollino, per visitare i paesi di Albidona e Alessandria del Carretto.

ALBIDONA – COSTA DEI TRE MITI. ITALO ULISSE E FEDERICO (PROVINCIA DI COSENZA)

Il viaggio da Trebisacce ad Albidona si snoda lungo una delle strade panoramiche più suggestive della costa ionica, da cui si ammira il Golfo di Taranto fino a Corigliano Rossano.

Il centro storico di Albidona è suddiviso in sette rioni. Il rione più antico e più alto di tutto il centro storico è il “Cuastièll” (castello) dove è ubicata la chiesa madre di San Michele Arcangelo, costruita intorno al 1600, che presenta una pianta a croce latina, con un’unica navata e un transetto, la copertura del soffitto a capriate ed una cupola decorata nella parte absidale.

Tracce di Albidona si hanno già nel 1106 ed emergono in un documento di avvenuto scambio di un baratto che aveva luogo fra i piedi del Pollino e l’Alto Jonio Cosentino dove risiede oggi il paese. In realtà Albidona potrebbe essere già esistita a partire dall’anno Mille ma, secondo gli storici, l’incisione ritrovata nella chiesa di Sant’Antonio da Padova non basterebbe a darne prova certa.

La storia di Albidona trova tracce anche nella leggenda, come si legge negli studi degli storici calabresi Barrio e Fiore secondo i quali l’attuale centro abitato sorge sulle rovine dell’antica Leutarnia, la città fondata dall’indovino Calcante scappato dalla guerra di Troia e approdato in Calabria.

Sempre il Barrio si interroga sul nome Albidona che potrebbe derivare dall’ebraico “fiamma interiore” che va ad opporsi alla “fiamma superiore” di Piano Senise. “Fiamma” perché secondo lo storico, sotto Albidona c’era un vulcano dormiente. C’è, invece, chi ipotizza che il nome Albidona significhi “che dona l’alba” e si riferisca alla sua posizione geografica.

In epoca feudale Albidona appartenne ai signori D’Amico per poi passare ai D’Oppido, ai Marra, ai Sanfelice, ai Castrocucco, ai Sanseverino fino ai Mormile che lo detennero nei primi anni dell’Ottocento.

Uno degli emblemi di questo piccolo centro è senz’altro la Torre di Albidona, posta su una collina affacciata sul mare, costruita per esigenze difensive nei confronti dei Saraceni nel XVI secolo.

Presenta una forma cilindrica nella parte alta e tronco-conica alla base, con un diametro di circa 9 metri ed un’altezza di circa 12 metri. È possibile farvi visita previa richiesta alla famiglia che la gestisce. Nel 1981 è stata restaurata da artigiani locali, che hanno ripristinato la scala e il ponte levatoio ormai distrutti.

Ad Albidona si segnalano i seguenti altri beni culturali:

  • la Chiesa di Santa Maria del Cafaro;
  • la Chiesa di San Michele Arcangelo;
  • la Chiesa di Sant’Antonio da Padova;
  • la Chiesa di San Rocco.

Lasciata Albidona continuando a salire verso l’interno si arriva ad Alessandria del Carretto nel Parco Nazionale del Pollino.

Per quanto riguarda l’accessibilità di soggetti con disabilità fisica e in carrozzina si fa presente che:

  • il percorso non è sempre in piano;
  • sono presenti dei saliscendi;
  • la pavimentazione non è omogenea e presenta a volte delle asperità di varia tipologia;
  • gli accessi ai palazzi, alle chiese e ai musei presentano dei gradini;
  • si consiglia di avere un accompagnatore al seguito.

ALESSANDRIA DEL CARRETTO – COSTA DEI TRE MITI. ITALO ULISSE E FEDERICO (PROVINCIA DI COSENZA)

Posto a ben 995 metri di altitudine è un caratteristico paese di montagna (aderente alla rete dei Borghi Autentici). La sua posizione incastonata alle pendici del monte Sparviere lo rende molto interessante per chi ama trascorrere una vacanza tra natura e tradizioni antiche che qui ancora sono l’essenza della comunità.

Il paese è noto per la sua tradizionale Festa della Pita. La festa dell’Abete, o della Pita appunto, che prende vita l’ultima domenica di aprile e culmina il 3 maggio con la festa di Sant’Alessandro. Una festa che affonda le sue radici nei secoli e che, ancora oggi, è molto sentita e coinvolge l’intera popolazione del piccolo borgo.

Il folklore la fa da padrone ad Alessandria del Carretto perché, oltre alla Festa della Pita, anche il Carnevale è molto noto ed unico nel suo genere con i suoi due “pohicinelle”: ‘u bielle e ‘u brutte che si aggirano nelle viuzze del paese: gli uni a rappresentare la bellezza e gli altri a rappresentare lo scompiglio.

Sicuramente da visitare nel centro storico la Chiesa Madre Sant’Alessandro Papa Martire, costruita intorno al 1600. La facciata si presenta realizzata in stile misto di pietra viva con tre portali ad arco a tutto sesto nella parte bassa. Al suo interno sono custoditi delle tele molto antiche, dei reliquari ed un prezioso crocifisso. L’accesso per soggetti in carrozzina o con disabilità fisica è agevolato dalla presenza di uno scivolo con corrimano.

La Cappella di San Rocco si trova proprio all’ingresso del centro storico. Ha una struttura cosiddetta “a capanna” con una facciata in pietra locale a vista. L’ingresso è costituito da un arco a tutto sesto con sopra una monofora. All’interno è custodita la statua di San Rocco che viene festeggiato ogni anno il 16 agosto.

A ridosso della parte più alta del paese è ubicato l’Orto Botanico “Difisella”, nato negli anni ’90. La sua estensione di oltre due ettari consente di custodire vari esemplari di flora: essenze arboree, arbustive ed erbacee. Nelle vicinanze dell’Orto Botanico è possibile visitare il Museo Guido Chidichimo, dedicato all’omonimo cardiochirurgo nato ad Alessandria del Carretto, ricordato come il primo medico italiano ad aver eseguito un intervento di cardiochirurgia a cuore aperto. Il museo ospita tutto l’arredo del suo studio romano riprodotto nella sua interezza con tanto di materiale scientifico e culturale, una biblioteca ed una galleria fotografica dove il dottor Chidichimo è immortalato con i grandi della Terra.

Ad Alessandria del Carretto si segnalano i seguenti altri beni culturali:

  • il Palazzo Chidichimo costruito nel XVII secolo;
  • la Cappella di Sant’Elia costruita probabilmente da monaci bizantini;
  • la Cappella della Madonna dello Sparviere;
  • la Chiesa di San Vincenzo Ferreri;
  • la Chiesa di San Francesco di Paola;
  • il Museo del Lupo.

Per quanto riguarda l’accessibilità di soggetti con disabilità fisica e in carrozzina si fa presente che:

  • il percorso non è sempre in piano;
  • sono presenti dei saliscendi;
  • la pavimentazione non è omogenea e presenta a volte delle asperità di varia tipologia;
  • gli accessi ai palazzi, alle chiese e ai musei presentano dei gradini;
  • si consiglia di avere un accompagnatore al seguito.

Ritornati sulla costa proseguendo verso sud riprendiamo il viaggio lungo il litorale ionico dopo pochi km da Trebisacce raggiungiamo il comune di Villapiana.

VILLAPIANA – COSTA DEI TRE MITI. ITALO ULISSE E FEDERICO (PROVINCIA DI COSENZA)

Villapiana, meta balneare della costa ionica, ci dà il benvenuto con la Torre Saracena, una torre di avvistamento risalente alla metà del XVI secolo. Anticamente conosciuto come Leutermia, nome che mantenne fino al IX secolo, il borgo fu distrutto in un’incursione saracena e poi ricostruito intorno al 1300 e fu denominato Casalnuovo, nome che mantenne fino al 1863 quando assunse l’attuale denominazione. Nel tempo si sono susseguite varie dominazioni: longobardi, bizantini e normanni. Nel XVI secolo furono al governo del piccolo borgo i Sanseverino di Salerno. Nel XVII secolo si avvicendarono i Pignatelli che con i loro eredi conservarono il possedimento fino all’abolizione della feudalità.

Nel centro storico si possono visitare i ruderi del castello medievale, eretto nel 1300, dopo la ricostruzione dell’abitato, a causa dei saccheggi ad opera dei Saraceni e ristrutturato dai Sanseverino nel XVI secolo. La chiesa di S. Maria del Piano, edificata tra il XIII ed il XIV secolo, ha subito nel tempo vari interventi e fu rifatta prima in stile gotico e poi in stile barocco. Il Palazzo dell’Americano fu eretto all’inizio del XX secolo e ultimato nel 1909. Fa parte del prolungamento delle mura di cinta del castello medievale ed è posto vicino al Palazzo Ducale.

A Villapiana si segnalano i seguenti altri beni culturali:

  • la Chiesa di Santa Lucia;
  • il Convento di Sant’Antonio, eretto da frati cappuccini nel 1590, sorge fuori dal centro abitato;
  • i ruderi del Complesso Monastico di S. Francesco di Paola;
  • il Palazzo Gentile;
  • il Palazzo del Principe;
  • il Palazzo La Regina;
  • il Palazzo Ducale;
  • la Porta dei Santi.

Per quanto riguarda l’accessibilità di soggetti con disabilità fisica e in carrozzina si fa presente che:

  • il percorso non è sempre in piano;
  • sono presenti dei saliscendi;
  • la pavimentazione non è omogenea e presenta a volte delle asperità di varia tipologia;
  • gli accessi ai palazzi, alle chiese e ai musei presentano dei gradini;
  • si consiglia di avere un accompagnatore al seguito.

Da Villapiana, prima di ritornare sul litorale ionico, percorrendo una strada molto panoramica si può raggiungere il comune di Plataci.

PLATACI – COSTA DEI TRE MITI. ITALO ULISSE E FEDERICO (PROVINCIA DI COSENZA)

Plataci è un comune, fondato intorno alla seconda metà del 1400 dagli esuli albanesi. Qui nonostante il tempo trascorso le tradizioni, la lingua, gli usi e i costumi arbëreshë sono ancora vivi e si rappresentano non solo nelle festività, ma anche nella quotidianità consentendo al turista di poter fare un viaggio alla scoperta di una cultura affascinante e antica. Il paese fu prima casale dei Marchesi di Cerchiara per passare poi ai Pignatelli che lo ebbero fino al 1806.

Secondo alcuni studiosi qui avrebbero trovato asilo gli abitanti della regione albanese di Gramsh da cui si è originato il cognome Gramsci le cui famiglie hanno dato vita nel tempo agli antenati del politico italo-albanese Antonio.

Oltre alle bellezze naturali e alle tante tradizioni, a Plataci si possono visitare: la chiesa della Madonna di Costantinopoli e, nel cuore del centro storico, la chiesa di San Giovanni Battista, dove si celebra la messa con il rito greco bizantino. Caratteristici sono i murales sul mondo arbëreshë.

A Plataci si segnalano i seguenti altri beni culturali:

  • il Palazzo Adduci;
  • il Palazzo Bellusci;
  • il Palazzo Brunetti;
  • il Palazzo De Paola;
  • la Chiesa di San Rocco;
  • la Cappella della Madonna del Monte.

Per quanto riguarda l’accessibilità di soggetti con disabilità fisica e in carrozzina si fa presente che

  • il percorso non è sempre in piano;
  • sono presenti dei saliscendi;
  • la pavimentazione non è omogenea e presenta a volte delle asperità di varia tipologia;
  • gli accessi ai palazzi, alle chiese e ai musei presentano dei gradini;
  • si consiglia di avere un accompagnatore al seguito.

Dopo questa tappa a Plataci si ritorna indietro sulla costa per riprendere il viaggio verso sud, dopo pochi km ci si dirige verso l’interno in direzione Cerchiara di Calabria e San Lorenzo Bellizzi, costeggiando le pendici sud orientali del Parco Nazionale del Pollino.

CERCHIARA DI CALABRIA – COSTA DEI TRE MITI. ITALO ULISSE E FEDERICO (PROVINCIA DI COSENZA)

Risalendo dalla costa in direzione Cerchiara di Calabria, dopo alcuni tornanti, il panorama cambia completamente, siamo nel territorio del Parco Nazionale del Pollino. Il centro storico di Cerchiara di Calabria è adagiato alle pendici del monte Sellaro, ma proteso verso il mar Jonio e grazie alla sua posizione offre al visitatore un panorama mozzafiato.

Le numerose asce bronzee rinvenute nei siti archeologici delle localite Balze di Cristo e Lupparello fanno risalire la nascita di Cerchiara di Calabria in un’epoca compresa fra il Paleolitico e l’Età del Ferro. L’attuale centro abitato sarebbe sorto intorno al primo Medioevo, ma ci sono documenti che ne attestano l’esistenza all’epoca bizantina, conosciuto con il nome di Circlarium.

A partire dal 1500 e fino al 1806, Cerchiara fu ducato della famiglia Pignatelli.

Cerchiara, vista la sua posizione all’interno del Parco Nazionale del Pollino, può vantare bellezze naturali imponenti. Superato il centro abitato e proseguendo verso San Lorenzo Bellizzi incastonato fra le rocce del monte Sellaro c’è il Santuario della Madonna delle Armi (dal greco “ton armon” cioè delle grotte) che rappresenta uno dei luoghi più belli, affascinanti e spirituali della Calabria.

Arroccato ai contrafforti del monte Sellaro che guardano alla Piana di Sibari e alla costa ionica incorpora al suo interno la grotta che custodisce la miracolosa immagine della Madonna, custodita in una teca d’argento. Il Santuario sorge in un sito già anticamente dedicato al culto, come provano i reperti risalenti al X secolo rinvenuti in grotte rupestri del monte Sellaro e vicino ad esso si trovano i ruderi del monastero di Sant’Andrea che fu edificato intorno all’anno 950.

Da menzionare anche le sorgenti della Grotta delle Ninfe che, secondo la leggenda, era l’antro che custodiva il talamo della ninfa Calipso. Le acque sulfuree che sgorgano con una temperatura di 30° C alimentano l’omonimo complesso termale.

Nel centro storico è possibile visitare la chiesa di S. Pietro risalente al 1400 e restaurata in età successiva. Al suo interno vi sono dipinti su tela di scuola napoletana del XVIII secolo e paramenti sacri sempre di manifattura settecentesca napoletana.

Cerchiara è inoltre “Citta del pane” qui, infatti, il pane è quasi un elemento di culto e ad esso è dedicato anche un museo.

A Cerchiara di Calabria si segnalano i seguenti altri beni culturali:

  • la Chiesa di Sant’Antonio;
  • il Convento degli Osservanti;
  • la Chiesa di San Giacomo;
  • i ruderi del castello medievale;
  • il Museo del Pino Loricato;
  • il Museo dell’Arte Sacra;
  • il Palazzo della Piana, edificato nel 1600 dai signori di Cerchiara, i feudatari Pignatelli;
  • il Palazzo Pistocchi;
  • il Palazzo Rovitti;
  • il Palazzo Zuccaro.

Per quanto riguarda l’accessibilità di soggetti con disabilità fisica e in carrozzina si fa presente che:

  • il percorso non è sempre in piano;
  • sono presenti dei saliscendi;
  • la pavimentazione non è omogenea e presenta a volte delle asperità di varia tipologia;
  • gli accessi ai palazzi, alle chiese e ai musei presentano dei gradini;
  • si consiglia di avere un accompagnatore al seguito.

Dal Santuario di Madonna delle Armi si prosegue per il comune di San Lorenzo Bellizzi.

SAN LORENZO BELLIZZI – COSTA DEI TRE MITI. ITALO ULISSE E FEDERICO (PROVINCIA DI COSENZA)

Il centro storico di San Lorenzo Bellizzi (aderente alla rete dei Borghi Autentici d’Italia) è posto nel cuore sud-orientale del Parco Nazionale del Pollino da cui si possono ammirare le suggestive timpe di San Lorenzo, di Cassano e della Falconara.

Il suo territorio ospita alcune delle vette più alte di tutto il Meridione e vanta luoghi suggestivi come le Gole del Raganello. Diversi gli itinerari naturalistici che si dipartono dal piccolo borgo. Visitare San Lorenzo Bellizzi significa fare un viaggio nella storia rurale e montana.

La sua distanza dai grandi centri ha consentito alla comunità locale di mantenere un rapporto antico con la natura e la quotidianità che ne fa una meta esclusiva e unica.

Da visitare la Chiesa Madre di San Lorenzo Martire, costruita nel Seicento, che si trova nel nuovo abitato di Sgrotto, nella parte superiore del paese. Al suo interno troviamo un crocifisso rinascimentale, una statua lignea di San Lorenzo Martire del 1700. Fu edificata in seguito al crollo della precedente chiesa matrice, la vecchia struttura fu demolita nel 1907.

Molto particolare per la sua posizione è la piccola chiesa di S. Anna situata a circa 1300 m di altezza, nel cuore del Parco Nazionale del Pollino, tra la Timpa di San Lorenzo e la Falconara. Un luogo di culto, ma anche punto di partenza per gli escursionisti.

A San Lorenzo Bellizzi si segnalano i seguenti altri beni culturali:

  • la Chiesa del Crocifisso;
  • la Cappella Madonna del Carmine;
  • la Torre Campanaria.

Per quanto riguarda l’accessibilità di soggetti con disabilità fisica e in carrozzina si fa presente che:

  • il percorso non è sempre in piano;
  • sono presenti dei saliscendi;
  • la pavimentazione non è omogenea e presenta a volte delle asperità di varia tipologia;
  • gli accessi ai palazzi, alle chiese e ai musei presentano dei gradini;
  • si consiglia di avere un accompagnatore al seguito.

Lasciato il paese di San Lorenzo Bellizzi si ritorna sulla costa, anche se si ripercorre la stessa strada, il viaggio di ritorno diventa comunque un’esperienza interessante, infatti cambiando il punto di osservazione è possibile ammirare scorsi e paesaggi dalle suggestioni differenti rispetto al viaggio di andata.

Ritornati nei pressi della SS106 ionica ci dirigiamo verso Francavilla Marittima.

FRANCAVILLA MARITTIMA – COSTA DEI TRE MITI. ITALO ULISSE E FEDERICO (PROVINCIA DI COSENZA)

Francavilla Marittima ebbe origine nel XVI secolo per volere dei Principi Sanseverino di Bisignano. Il borgo, nel 1806, passò ai Serra, duchi di Cassano e soltanto nel 1911 ebbe una propria autonomia diventando comune. A Francavilla Marittima c’è un patrimonio archeologico di grande interesse, infatti sono emersi alla luce insediamenti che testimoniano la presenza di una popolazione indigena nell’Età del Bronzo e nell’Età del Ferro. In particolare in località Timpone della Motta sono emersi reperti risalenti all’VIII secolo a.C. e nell’altro sito di Macchiabate, una necropoli risalente al secolo VIII a.C. dove si contano numerose tombe i cui ricchi corredi si trovano nel Museo Archeologico della Sibaritide.

L’altura di Timpone della Motta, a partire dalla fine del VIII secolo a.C., vide l’arrivo dei coloni greci che vi costruirono un santuario dedicato al culto della dea Atena.

Alcuni studiosi ritengono che qui sorgesse l’antica città di Lagaria citata da Strabone e fondata da Epeo, mitico costruttore del cavallo di Troia.

A Francavilla Marittima si segnalano i seguenti altri beni culturali:

  • la Chiesa della Madonna degli Infermi;
  • la Chiesa della Madonna del Carmine;
  • la Chiesa Madre;
  • la Cappella di S. Lucia;
  • la Cappella S. Emiddio;
  • il Museo dell’Arte Contadina;
  • il Palazzo Rovitti;
  • il Palazzo De Santis;
  • il Palazzo Rizzi ;
  • il Palazzo Montilli.

Per quanto riguarda l’accessibilità di soggetti con disabilità fisica e in carrozzina si fa presente che:

  • il percorso non è sempre in piano;
  • sono presenti dei saliscendi;
  • la pavimentazione non è omogenea e presenta a volte delle asperità di varia tipologia;
  • gli accessi ai palazzi, alle chiese e ai musei presentano dei gradini;
  • si consiglia di avere un accompagnatore al seguito.

Da Francavilla Marittima risalendo la strada che costeggia il torrente Raganello si giunge a Civita.

CIVITA – COSTA DEI TRE MITI. ITALO ULISSE E FEDERICO (PROVINCIA DI COSENZA)

Civita (borgo tra i più belli d’Italia), caratterizzata dalle bellezze naturalistiche e dalle sue radici arbëreshë, è incastonata nelle propaggini meridionali del Parco Nazionale del Pollino. Qui fra il 1470 e il 1492 giunsero gli albanesi in fuga dalla loro terra natale. La comunità conserva ancora le tradizioni antiche della comunità arbëreshë che sono riscontrabili in tutte le attività culturali e sociali e nell’enogastronomia.

Una delle particolarità del borgo di Civita sono le caratteristiche case dall’aspetto antropomorfo, dette case Kodra in onore dell’omonimo artista albanese che, grazie alla disposizione delle loro porte e finestre, ricordano dei veri e propri volti. E come non ricordare i comignoli dalle forme uniche ed estrose, frutto dell’opera di antichi maestri che impreziosivano le abitazioni realizzando dei piccoli capolavori di arte povera.

Caratteristiche sono anche le fontane, risalenti all’ottocento, che si presentano tutte rivestite in pietra locale grigia. Al centro del borgo, nella piazza principale, si trova la chiesa di Santa Maria Assunta che risale alla metà del 1600 in cui si celebra il rito greco bizantino.

Civita è ricca di folclore e di antiche tradizioni legate alla terra d’origine che si tramandano nel tempo, fra queste le Vallje, che si svolgono il martedì successivo alla Pasqua, rappresentano uno degli avvenimenti più importanti per l’intera comunità.

Lo stretto legame con l’Albania è testimoniato anche dalla fedele ricostruzione, realizzata nel 2000, del castello di Kruja da cui si gode una splendida vista sul Raganello.

Il territorio di Civita, come già detto, presenta caratteristiche ambientali di rilevanza naturalistica e anche di singolare bellezza. Tra tutte ricordiamo le Gole del Raganello caratterizzate da canyon rocciosi e imponenti che iniziano dalla sorgente Lamia e terminano, dopo 13 chilometri, nei pressi del Ponte del Diavolo. La loro bellezza è riflessa nelle acque che scorrono fra pietre e strapiombi e giochi di luce che mozzano il fiato di chi li osserva. Le Gole, che nel corso della storia furono anche rifugio per briganti più esperti nell’Ottocento, sono divise in tre tratti: le Gole alte note come Gole di Barile; le Gole basse o Pietraponte-Santa Venere-Civita e i bacini del Raganello.

A Civita si segnalano i seguenti altri beni culturali:

  • il Museo dell’Archeologia Industriale Filanda Storica;
  • il Museo Etnico Arbëreshë;
  • l’Ecomuseo del Paesaggio;
  • il Ponte del Diavolo;
  • la Cappella della Consolazione;
  • la Cappella di Sant’Antonio.

Per quanto riguarda l’accessibilità di soggetti con disabilità fisica e in carrozzina si fa presente che:

  • il percorso non è sempre in piano;
  • sono presenti dei saliscendi;
  • la pavimentazione non è omogenea e presenta a volte delle asperità di varia tipologia;
  • gli accessi ai palazzi, alle chiese e ai musei presentano dei gradini;
  • si consiglia di avere un accompagnatore al seguito.

Da Civita si riprende il viaggio in direzione Cassano all’Ionio e Sibari.

CASSANO ALL’IONIO – COSTA DEI TRE MITI. ITALO ULISSE E FEDERICO (PROVINCIA DI COSENZA)

Il nome di Cassano all’Ionio è legato a filo doppio con quello di Sibari e i suoi importantissimi scavi archeologici ma, proprio secondo gli storici, il nucleo centrale di Cassano è più antico della stessa Sibari.

Nelle Grotte di Sant’Angelo, infatti, si trovano le prime tracce di insediamenti umani risalenti al Neolitico. Andando avanti al VI secolo a.C., si rintraccia la cittadina degli Enotri denominata Kossa con diversi villaggi intorno che vivevano di agricoltura.

Dove oggi si può visitare Torre Milone, in passato ci furono tracce dei romani come riporta lo stesso Giulio Cesare quando racconta che da lì venne gettato un antimperialista, Tito Annio Milone, che dà il nome alla torre. Dopo essere stato municipio, Cassano fu città romana e fu fra le prime città ad abbracciare il Cristianesimo tant’è che alcuni studiosi affermano che di qui passarono San Pietro e San Marco a portare il messaggio evangelico. Dopo i romani arrivarono Goti, Greci, Saraceni e Bizantini.

Tuttavia, su tutti spicca la civiltà magnogreca dell’antica Sybaris. Fondata dai greci fra il 730 e il 720 a.C. divenne uno dei maggiori centri commerciali di tutta l’area. La battaglia di Traente contro Crotone portò ad un assedio terribile che distrusse tutto il sito. Sulla stessa zona, nel 444 a. C., fu fondata Turi progettata da Ippodamo di Mileto. La storia ci parla, poi, dell’arrivo dei romani che fondarono la colonia di Copiae nel 194 a.C. e della sua importanza commerciale che durò fino al Medioevo.

Cassano all’Ionio presenta un centro storico suggestivo che custodisce antichi palazzi gentilizi, numerose chiese e diverse fontane tanto da essere conosciuta come la “città delle chiese e delle fontane”. Ricordiamo ad esempio la fontana dei Tre Leoni, la fontana dell’Acqua Sulfurea, la fontana dei Cappuccini, la fontana di Paglialunga. Come detto anche le chiese sono presenti in modo consistente tra tutte citiamo la Cattedrale, dedicata alla Natività della Beata Vergine, le cui origini risalgono all’epoca bizantina. In realtà della struttura originaria rimane ben poco visto che nei secoli è stata riedificata e rimaneggiata più volte. Oggi si presenta a croce latina con tre navate ed una magnifica cupola e ricca, al suo interno, di affreschi e tele e di sontuose cappelle oltre poi ad un magnifico Crocifisso ligneo quattrocentesco.

Altro importante simbolo della tradizione religiosa di Cassano è il Santuario di Santa Maria della Catena situato nei pressi del centro abitato, in una vallata attraversata dal fiume Eiano. Edificato presumibilmente sulle rovine di un antico luogo di culto basiliano, la sua origine bizantina è testimoniata anche dalla presenza dell’immagine Odighitria della Madonna della Catena ovvero della “Madonna che guida”. Il simulacro della Madonna è posizionato dietro all’altare maggiore.

Ritornando nel centro storico non si può non menzionare uno dei simboli più noti di Cassano all’Ionio, oltre alla Torre Campanaria, cioè la Torre dell’Orologio ubicata sulla Pietra del Castello, l’enorme massiccio che sovrasta la cittadina, dove è possibile ammirare anche i resti del Castello Ducale. È chiamata anche torre dei “centu ‘ntinni”, i cento rintocchi che risuonano tre volte al giorno: dieci minuti prima di mezzanotte, alle 8 del mattino e a mezzogiorno.

La visita a Cassano all’Ionio si può concludere con una rigenerante sosta alla Terme Sibarite molto apprezzate per le acque termali classificate come ipotermali, sulfuree, mediominerali che sgorgano ad una temperatura di 25 °C da cinque sorgenti naturali.

A Cassano all’Ionio si segnalano i seguenti altri beni culturali:

  • i ruderi del monastero di S.Marco;
  • il Museo Diocesano;
  • la Biblioteca Diocesana;
  • il Palazzo Viafòra.

Per quanto riguarda l’accessibilità di soggetti con disabilità fisica e in carrozzina si fa presente che:

  • il percorso non è sempre in piano;
  • sono presenti dei saliscendi;
  • la pavimentazione non è omogenea e presenta a volte delle asperità di varia tipologia;
  • gli accessi ai palazzi, alle chiese e ai musei presentano dei gradini;
  • si consiglia di avere un accompagnatore al seguito.

Lasciato il centro di Cassano all’Ionio si prosegue il viaggio verso Sibari.

SIBARI – COSTA DEI TRE MITI. ITALO ULISSE E FEDERICO (PROVINCIA DI COSENZA)

L’antica città di Sybaris fu fondata dai greci fra il 730 e il 720 a.C. e divenne uno dei maggiori centri commerciali di tutta l’area. La battaglia di Traente contro Crotone portò ad un assedio terribile che distrusse tutto il sito. Sulla stessa zona, nel 444 a. C., fu fondata Turi progettata da Ippodamo di Mileto. La storia ci parla, poi, dell’arrivo dei romani che fondarono la colonia di Copiae nel 194 a.C. e della sua importanza commerciale che durò fino al Medioevo.

Il parco archeologico di Sibari si estende per ben 168 ettari ed è fra i più importanti centri di testimonianza della vita della Magna Grecia di tutto il Meridione. L’area del Parco è divisa nelle zone del “Parco del Cavallo”, del “Prolungamento strada”, della “Casabianca” e degli “Stombi”.

Il Museo Archeologico Nazionale della Sibaritide, che sorge nelle immediate vicinanze del sito archeologico, custodisce importanti reperti ritrovati in tutto l’Alto Ionio. Il percorso museale si snoda attraverso cinque sale espositive che corrispondono alle diverse fasi storico-culturali che hanno interessato il territorio. Si parte con l’Età del Bronzo e del Ferro, si passa all’età arcaica con Sybaris (VII-VI se. a.C.), poi all’età classica ed ellenistica con Thourioi (V-III sec. a.C.) e infine all’età romana con Copia (III sec. a.C. – V sec. d.C.).

Per quanto riguarda l’accessibilità di soggetti con disabilità fisica e in carrozzina si fa presente che:

  • il percorso non è sempre in piano;
  • sono presenti dei saliscendi;
  • la pavimentazione non è omogenea e presenta a volte delle asperità di varia tipologia;
  • si consiglia di avere un accompagnatore al seguito.

Da Sibari il viaggio procede verso il comune unico di Corigliano Rossano, nato dall’unione di due importanti realtà territoriali avvenuta nel 2018 che fanno di questa città la terza più grande della Calabria per popolazione. I due comuni dal punto di vista turistico rappresentano comunque due nuclei con caratteristiche storiche e culturali differenti dotati, ognuno, di peculiarità che li contraddistinguono. Pertanto l’itinerario prevede due tappe.

CORIGLIANO (CORIGLIANO ROSSANO) – COSTA DEI TRE MITI. ITALO ULISSE E FEDERICO (PROVINCIA DI COSENZA)

Percorrendo la 106 Ionica dopo circa 10 km si arriva a Corigliano.

Il centro storico di Corigliano si presenta in modo suggestivo a chi vi giunge. L’agglomerato antico è sovrastato dal Castello Ducale edificato dai Normanni sotto la guida di Roberto il Guiscardo che venne poi ampliato e restaurato dalle famiglie che vi abitarono nel corso degli anni: i principi Sanseverino, i duchi di Saluzzo ed i baroni Compagna.

La torre del Mastio, che risale alla struttura originaria del castello, in origine era collegata da un ponte levatoio, sostituito poi, nel 1800, da un passaggio in muratura. Si tratta di un’imponente struttura dalla base scarpata, con finestre ad arco e torri merlate. È composta da cinque livelli, collegati da una scala a chiocciola in ghisa di 134 gradini, realizzata da maestranze napoletane nel 1870. La Torre presenta un collegamento diretto con il castello attraverso la Sala da Pranzo.

Tra le bellezze che il castello offre al visitatore ricordiamo il Salone degli Specchi, decorato nel 1872 da Ignazio Perricci da Monopoli che realizzò un vero capolavoro dell’arte decorativa del barocco napoletano e che in seguito fu chiamato a Roma per decorare alcune stanze del Quirinale.

A Corigliano (Corigliano Rossano) si segnalano i seguenti altri beni culturali:

  • la Chiesa del Carmine, ubicata sul lato destro del torrente Coriglianeto, fu consacrata nel 1496 presso il convento dei Carmelitani;
  • la Chiesa di Sant’Antonio risale alla prima metà del XV secolo e fu in seguito modificata nel 1740
  • la Chiesa di San Pietro e Paolo è stata edificata prima del XV secolo e custodisce al suo interno dipinti settecenteschi;
  • la Chiesa della Riforma o di Santa Maria di Costantinopoli consacrata nel 1686;
  • la Chiesa dell’Addolorata, chiamata “Chiesiella”, si trova sotto le mura bastionate della chiesa di San Pietro e Paolo e custodisce una statua lignea dell’Addolorata risalente al 1700;
  • la Chiesa di Santa Chiara o “delle Monachelle” fu costruita tra il 1757 e il 1762;
  • la Chiesa Matrice di Santa Maria Maggiore risalente al X secolo, fu ricostruita nel 1329 e successivamente restaurata nel 1744;
  • la Chiesa di San Francesco di Paola costruita nel XVI secolo presso l’omonimo convento;
  • il Romitorio di San Francesco chiamato “San Franceschiello” dagli abitanti di Corigliano per ricordare l’umiltà del Santo;
  • la Chiesa di Sant’Anna o di Santa Maria di Loreto costruita dai frati cappuccini nel 1582;
  • il Santuario di Santa Maria ad Nives, costruito nella prima metà del XVII secolo per volere del duca Agostino Saluzzo, custodisce al suo interno il quadro miracoloso della Madonna;
  • l’Antica Fornace, nelle adiacenze dell’ex Convento dei Carmelitani, presenta un antico laboratorio per la produzione di ceramiche;
  • la Porta di Prando che faceva parte della cinta fortificata a protezione del centro abitato;
  • l’Arco di San Gennaro situato nei pressi del convento di San Francesco;
  • la Torre del Cupo costruita nel 1601 a protezione della costa;
  • il Castello San Mauro costruito nel 1515 per volere di Bernardo Sanseverino principe di Bisignano e conte di Corigliano su un preesistente monastero di età medievale;
  • il Quadrato Compagna, edificato nel 1850 per ospitare le due grandi fiere che si tenevano ogni anno a Corigliano.

Per quanto riguarda l’accessibilità di soggetti con disabilità fisica e in carrozzina si fa presente che:

  • il percorso non è sempre in piano;
  • sono presenti dei saliscendi;
  • la pavimentazione non è omogenea e presenta a volte delle asperità di varia tipologia;
  • gli accessi ai palazzi, alle chiese e ai musei presentano dei gradini;
  • si consiglia di avere un accompagnatore al seguito.

Dopo aver visitato il centro storico di Corigliano il nostro viaggio riparte per l’ultima tappa: Rossano nel comune di Corigliano Rossano. 

ROSSANO (CORIGLIANO ROSSANO) – COSTA DEI TRE MITI. ITALO ULISSE E FEDERICO (PROVINCIA DI COSENZA)

Il viaggio nella storia, partito da Matera, che ci ha condotto dal Paleolitico ai giorni nostri non poteva che concludersi nel centro storico di Rossano costellato da numerose tracce e testimonianze storiche, architettoniche, culturali ed artistiche.

Porto e arsenale di Thurii nel periodo magno greco, fu poi città-fortezza, durante la dominazione dei romani, da cui controllare la Piana di Sibari. Il periodo di massimo splendore artistico, culturale e sociale è tra la prima metà del VI e la seconda metà dell’XI secolo ad opera dei Bizantini che ne fecero uno dei centri più importanti dell’impero di Bisanzio sia dal punto di vista politico che da quello strategico-militare. La presenza bizantina è così importante che non a caso Rossano viene definita la “Ravenna del Sud”.

Una delle testimonianze più preziose di tale presenza è certamente il Codex Purpureus Rossanensis che è custodito nel Museo Diocesano di Arte Sacra, istituito dall’Arcivescovo Mons. Giovanni Rizzo e inaugurato il 18 ottobre del 1952. Si tratta di un manoscritto greco del VI secolo, un evangeliario con testi di Matteo e Marco, arricchito da bellissime miniature. Nel 2015 il Codex, per il suo inestimabile valore, è stato riconosciuto dall’UNESCO come Patrimonio Universale dell’Umanità, nella categoria “Memory of the World”.

Poco distante dal Museo Diocesano, è possibile visitare la Cattedrale di Maria Santissima Achiropita, cuore pulsante della fede devozionale degli abitanti di Rossano. Costruita in più fasi: il primo nucleo risale al VI-VII secolo, il secondo edificio databile VIII-XI secolo ed un terzo risalente ai secoli XI-XII, nel corso del tempo si sono susseguite trasformazioni radicali che hanno portato all’aspetto attuale. Al suo interno, oltre a numerose opere d’arte, è custodita l’icona della Madonna Achiropita, che vuol dire “fatta non da mano umana”, un affresco parietale che rappresenta l’immagine della Madre di Dio che regge sul braccio sinistro il Messia Bambino, espressione del culto e della venerazione di Maria introdotti dai Bizantini.

Il centro storico racchiude molte altre preziose testimonianze storico-culturali che documentano la storia millenaria della città di Rossano.

Spostandosi dal centro abitato, ad una decina di chilometri di distanza, sorge l’Abbazia di Santa Maria del Patire circondata da un bosco lussureggiante. Il maestoso impianto monastico fu fondato agli inizi del XII secolo da Bartolomeo da Simeri ed ebbe un patrimonio vastissimo che si estendeva dalla montagna al mare. Oggi, dell’impianto originario, resta intatta solo la chiesa che si presenta a pianta basilicale con tre navate e tre absidi. Al suo interno sono presenti dei bellissimi mosaici pavimentali, risalenti al secolo XII, che raffigurano soggetti particolari come il grifo alato, la pantera, il liocorno, il centauro che scocca l’arco.

Scendendo verso la costa, bisogna fermarsi a visitare il Museo della Liquirizia “Giorgio Amarelli”, che ha ottenuto nel novembre 2001 il “Premio Guggenheim Impresa & Cultura”, al suo interno c’è tutta la storia di questa grande azienda. Questa visita permetterà di conoscere tutti i segreti della lavorazione dell’”oro nero” di Rossano.

Infine, arrivati nella zona costiera, passeggiando sul lungomare, si può ammirare Torre Sant’Angelo, una torre normanna di avvistamento che presenta una caratteristica pianta stellata con quattro bastioni a punta di diamante.

A Rossano (Corigliano Rossano) si segnalano i seguenti altri beni culturali:

  • la Chiesa di San Nilo la sua costruzione iniziò nel 1620 per volere di Olimpia Aldobrandini principessa di Rossano, presenta al suo interno opere d’arte barocca;
  • la Chiesa Oratorio di San Marco risalente al IX-X secolo era dedicata alla preghiera dei monaci che vivevano nelle grotte rupestri sottostanti;
  • la Chiesa di Santa Chiara, risalente al XVI secolo, fu costruita su di una piccola chiesa precedente, inglobata come parlatorio nell’attiguo convento delle Clarisse;
  • la Chiesa di San Giovanni di Dio è un piccolo oratorio ubicato nell’antica piazzetta del commercio;
  • la Chiesa di San Bernardino, che fu edificata nel 1462, ospita numerose opere antiche, il portale d’ingresso, in pietra di tufo, è di stile gotico, mentre l’altare maggiore, in marmi policromi, datato 1796, è di stile barocco;
  • Il Palazzo delle Culture è ospitato nell’ex monastero, costruito tra il 1428 e il 1462, al suo interno si trova il Museo del Bizantino;
  • la Chiesa di Santa Maria del Pilerio fu ricostruita sui resti della chiesa bizantina di S. Angelo di Tropea risalente alla fine del IX secolo, è situata sotto l’oratorio di San Marco e vicino all’antica Porta Rupa;
  • la Chiesa della Panaghia, di epoca bizantina, risale all’XI secolo, il termine Panaghia deriva dal greco pan (tutto) e ághios (santo) ovvero “tutta santa”;
  • la Chiesa di San Domenico fu costruita nel 1677 e faceva parte dell’ex convento dei Domenicani;
  • le antiche porte di accesso alla città;
  • i numerosi palazzi gentilizi;
  • la Torre dell’Orologio;
  • la Fontana della Sirena.

Per quanto riguarda l’accessibilità di soggetti con disabilità fisica e in carrozzina si fa presente che:

  • il percorso non è sempre in piano;
  • sono presenti dei saliscendi;
  • la pavimentazione non è omogenea e presenta a volte delle asperità di varia tipologia;
  • gli accessi ai palazzi, alle chiese e ai musei presentano dei gradini;
  • si consiglia di avere un accompagnatore al seguito.
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